Guida al Canyon del Colca, il nostro tour verso la Cruz del Condor

Guida al Canyon del Colca, il nostro tour verso la Cruz del Condor

19 Agosto 2019 8 Di Sara

Aggiornato il 1 Marzo 2022 da Sara

In ogni tour classico del Perù non può mancare una deviazione verso il Canyon del Colca partendo da Arequipa, ecco perché abbiamo pensato di fare questa guida al Canyon del Colca.

Qualunque agenzia propone questo tour, con varianti in base ai giorni disponibili o alla città di arrivo, che può essere anche Puno, in modo da fare un tour one-way e ottimizzare tempo e spostamenti.

È assolutamente possibile anche organizzarsi in autonomia, e in questa guida al Canyon del Colca lo vedremo nel dettaglio, ma dipende da cosa volete fare realmente.

Non è detto che sia molto più economico, inoltre dipende anche da quanti giorni avete a disposizione e se volete fare anche dei trekking e visitare anche i dintorni.

Noi non avevamo giorni in più da aggiungere al tour classico, inoltre il nostro tour era talmente economico che difficilmente avremmo potuto fare di meglio con tutti i pasti compresi e l’alloggio così alla fine abbiamo scelto un tour organizzato.

A voi la scelta.

Guida al Canyon del Colca: cosa si vede da Arequipa a Chivay

Reserva Salinas y Aguada Blanca

Si tratta di una vasta distesa in alta quota con lo scopo di proteggere la fauna andina, come le vigogne, i cervi andini (tarucas envinados), guanachi, fenicotteri. La Riserva non è abitata, fatta eccezione per qualche pastore di lama.

Poco dopo il bivio per Puno, a Patahuasi, c’è un punto di ristoro con artigianato locale, oltre a strane forme erose nella roccia.

Formazioni rocciose a Patahuasi
Formazioni rocciose a Patahuasi
Reserva Salinas y Aguada Blanca con vista sui vulcani
Reserva Salinas y Aguada Blanca con vista sui vulcani

Paso de Patopampa

Coi suoi 4910 metri è il punto più alto di questa strada.

Chiamato anche Mirador de los Andes o Volcanes, da qui si può godere la vista di ben otto vulcani: Ubinas (5675 m), Misti (5822 m), Chachani (6075 m), Ampato (6310 m), Sabancaya (5976 m), Huaca Huaca (6025 m), Mismi (5597 m), Chucura (5360 m).

Molti di questi sono scalabili con l’ausilio di guide. Dal Paso è possibile seguire i sentieri sull’altopiano.

Il Paso de Patopampa, 4910 metri di quota
Il Paso de Patopampa, 4910 metri di quota

Chivay

Chivay è il primo punto di accesso al Canyon del Colca, dove generalmente si paga il biglietto (boleto) per accedere all’area, oltre che il villaggio più turistico della zona.

A Chivay ci sono moltissime opzioni di alloggio per tutte le tasche e qualche minimarket per comprare degli snack.

C’è anche un ATM e connessione internet al Aromas Caffee se il vostro hostal ne è privo.

La sera al ristorante El Horno si può assistere al Peña Show, uno spettacolo di danze folcloristiche.

I “fortunati” che vengono scelti fra il pubblico proveranno l’ebbrezza di ballare e saltare a ben 3600 metri di altitudine.

Chivay è nota per le sue sorgenti termali. Quelle di La Calera si trovano a circa 3 chilometri da Chivay, raggiungibili in colectivo per 1 sol e aperte nel pomeriggio fino alle 19.00.

Ci sono varie piscine di diverse temperature, armadietti e docce per 15 soles.

La vista sulle alte pareti incombenti del Canyon fa parte del relax.

Il villaggio di Chivay dalla strada proveniente dal Paso de Patopampa
Il villaggio di Chivay dalla strada proveniente dal Paso de Patopampa

Chivay: Zip line

Al Colca Zip lining, appena oltre La Calera, potete passare da un lato all’altro del Canyon ad altezze sempre maggiori agganciati a un cavo d’acciaio.

Per il primo livello non bisogna fare fatica, ma per i successivi è necessario salire delle scalette di metallo: fatelo solo se siete già ben acclimatati e non vi gira la testa.

Potete scrivere via mail per chiedere ulteriori informazioni. A noi è piaciuto molto.

zip line fra gli alberi

Chivay: Osservatorio Astronomico

Per un’esperienza diversa andate all’Hotel Casa Andina, qui potrete vedere le stelle.

All’interno dell’hotel, infatti, c’è un piccolo osservatorio astronomico con spettacoli in spagnolo e inglese.

Compresa nel prezzo c’è una spiegazione di 30 minuti sulla volta celeste dell’emisfero sud e le costellazioni in una sala con soffitto a volta e proiezione del cielo, ma la chicca è il telescopio attraverso il quale vedere pianeti e stelle.

Rivolgetevi direttamente all’hotel per informazioni sugli orari e sperate in una serata di cielo sereno.

Cosa si vede – il Canyon del Colca

Lungo 100 chilometri, il Canyon del Colca è il secondo canyon più profondo al mondo, superato dal vicino Cotahuasi Canyon, 3354 metri di profondità massima, sempre in Perù.

Il doppio del più famoso Grand Canyon Statunitense.

La varietà di paesaggi naturali che si incontrano lungo il canyon è vastissima, dalle steppe di Sibayo, ai terrazzamenti di Yanque, fino alle pareti più ripide che non furono esplorare prima degli anni 80.

Scavata dal Rio Colca, la valle è di solito soleggiata e questo determina la formazione di correnti ascensionali verso la superficie dell’altopiano, più fredda e asciutta.

La profondità è tale che il fondo del Canyon ha un clima quasi tropicale, con palme, felci e anche orchidee.

Panorama del Canyon dalla Cruz del Condor
Panorama del Canyon dalla Cruz del Condor

La popolazione

Due etnie in particolare, seppur pacifiche, si contesero a lungo la supremazia nella zona: i cabanas e i collaguas.

Un tempo, tra il 1100 e il 1450, si distinguevano dalla forma del cranio, che modellavano appositamente da neonati per farle assumere forma di cono oppure più schiacciata e allargata tramite bende o anche legni.

I collaguas, di lingua aymara (la stessa parlata alle Islas Uros), vivevano nella parte alta della valle, allevando alpaca per la loro lana.

I cabanas, di lingua quechua, vivevano invece più in basso, coltivando mais.

Attualmente le donne di questi paesi nella valle si differenziano per i loro abiti e cappelli più o meno ricamati, oppure per i colori usati o i soggetti ricamati, che definiscono l’appartenenza al proprio villaggio.

Yanque

A 7 chilometri da Chivay, Yanque è un delizioso villaggio con una piazza principale molto animata e una bella chiesa

Qui un museo di fronte alla chiesa illustra molti aspetti della vita nel Colca, ad esempio le deformazioni craniche, l’agricoltura e i tessuti inca.

Anche il villaggio di Maca è simile, con delle bancarelle di souvenir.

La chiesa del villaggio di Yanque
La chiesa del villaggio di Yanque

Cabanaconde

È la base di partenza di numerosi trekking all’interno del Canyon del Colca, come Sangalle (2 ore), San Juan de Chuccho, Tapay, Coshñirwa, Malata, Llahuar (sorgenti termali), Fure.

Molti di questi villaggi sono raggiungibili con un itinerario circolare di 2/3 giorni chiamato “El Clasico”: dal belvedere di San Miguel si scende verso il Rio Colca, lo si attraversa fino San Juan de Chuccho dove si pernotta. Il giorno dopo passando dal ponte Cinkumayu si prosegue fino ai villaggi di Coshñirwa e Malata e in seguito Sangalle da dove si risale verso Cabanaconde.

Questa escursione è per veri camminatori, i dislivelli sono importanti.

Cabanaconde è anche la base preferita dai viaggiatori fai da te per arrivare alla famosa Cruz del Condor, ma anche ad altri viewpoint sul Colca.

Ha varie possibilità di alloggio fra cui il consigliato Pachamama hostal.

Vista la quasi totale assenza di turisti (la maggior parte dei visitatori arrivano con tour organizzati), qui potete entrare in contatto con la cultura andina e le tradizioni locali, nonché gli splendidi e coloratissimi costumi tradizionali.

La popolazione parla quechua, potete imparare qualche parola qui.

Cruz del Condor

Considerato sacro dai peruviani, questo punto del Canyon del Colca è famoso per i condor andini che al mattino fra le 8 e le 10 sfruttano le correnti ascensionali per planare all’interno del Canyon.

Le correnti ascensionali si formano a causa della differenza di temperatura fra la vetta più fresca e la valle che si scalda più velocemente col sole.

Il condor andino raggiunge un’apertura alare di tre metri e una durata di vita di quasi 100 anni.

vista della Cruz del Condor sulla collina panoramica
vista della Cruz del Condor sulla collina panoramica

Guida al Canyon del Colca: le opzioni per visitarlo

Tour organizzati

È possibile andare direttamente in giornata alla Cruz del Condor da Arequipa, ma la partenza è prevista alle 3.00 del mattino. In andata e ritorno sono almeno 10 ore di viaggio.

L’alternativa più comoda è quella di partire verso le 7.00 per arrivare a Chivay a pranzo, pernottare in loco e la mattina dopo arrivare alla Cruz del Condor e riprendere la strada del ritorno, sia verso Arequipa che verso Puno.

È possibile organizzare trekking di uno o più giorni nel Canyon del Colca, in base al vostro allenamento e acclimatazione.

Pur partecipando ai tour organizzati, inoltre, a parte per i trasporti, nessuno è obbligato per legge a seguire sempre il gruppo e le attività proposte se voi volete farne altre :).

Noi infatti, arrivati a Chivay ci siamo autogestiti il pomeriggio a disposizione, e abbiamo fatto bene.

Abbiamo solamente sfruttato la comodità dei trasporti Arequipa-Chivay-Cruz del Condor-Puno già organizzati e ad orari comodi, senza dover incastrare le varie tratte nel poco tempo a disposizione.

Vale sempre il consiglio di consultare varie agenzie ad Arequipa per paragonare i prezzi e spuntare il migliore.

Fai da te – bus

Alcuni bus pubblici portano a Chivay (in 4 ore) e alcuni proseguono poi per Cabanaconde (in circa 6 ore), ci sono orari da Arequipa più o meno ogni 3 ore.

Provate a consultare i siti delle maggiori compagnie, quando siamo andati noi non avevano gli orari online ma ora qualcuno c’è: Reyna (alle 11.00), Andalucia (alle 9.45), Señor de los Milagros (alle 14.00), Cristo Rey.

Su questo sito trovate alcuni orari.

Contattateli via mail per avere informazioni e conferma degli orari, che possono cambiare da un anno all’altro.

Anche molti hostal possono fornirvi gli orari dei bus. I loro uffici sono al Terminal terrestre di Arequipa anche se alcuni partono anche dal Terrapuerto.

Anche l’Ufficio Turistico di Arequipa può fornire prezzi e orari dei bus. Verificate in anticipo il prezzo delle tratte perché alcuni tendono a gonfiare il prezzo per i turisti.

Se arrivate direttamente a Cabanaconde sarete più vicini e comodi per la Cruz del Condor. Sedetevi sul lato destro del bus, l’unico che ha vista sul Canyon.

Se volete fermarvi qualche ora a Chivay eventualmente potete prendere il bus successivo da Chivay a Cabanaconde ma fate attenzione a non perderlo se è l’ultimo!

Focus su Cabanaconde

A Cabanaconde ci sono varie opportunità di alloggio per tutte le tasche.

Da Cabanaconde alla Cruz del Condor potete prendere il bus delle 6.30, in 20 minuti di strada perlopiù sterrata sarete sull’orlo del Canyon.

Il bus del ritorno verso Cabanaconde/Chivay è alle 9.20 ma chiedete conferma al vostro hostal.

Da Cabanaconde potete anche partire per i trekking nella zona.

Un hostal in particolare, il Pachamama hostel, so che fornisce ai propri clienti la mappa dei trekking, che possono essere fatti in autonomia, ma SOLO SE siete sufficientemente acclimatati e allenati.

Il sito inoltre è molto completo e ben fatto e permette anche prenotazioni di servizi e trasporti.

Per il ritorno da Cabanaconde/Chivay ad Arequipa vale quanto detto per l’andata, chiedete gli orari ad Arequipa oppure al vostro hostal.

Attenzione

I bus fanno solo delle fermate per caricare e scaricare passeggeri o merce ma non per turismo.

Possono essere sovraffollati e sarà difficilmente un viaggio comodo. La strada non è in ottimo stato.

Vi sconsigliamo di viaggiare di notte, oltre a non essere sicuro vi perdete anche il magnifico panorama.

Per tornare invece da Chivay a Puno al momento l’unica soluzione è la compagnia turistica 4M Express in 6 ore, ma non è economica e potrebbe costarvi come il tour intero (si ferma anche a Patahuasi prima di procedere per Puno).

Fai da te – taxi

È possibile organizzare un tour privato con un taxi a disposizione ma è una soluzione decisamente costosa.

Potete provare a contattare questa compagnia: Taxitel.

Fai da te – noleggio 4×4

Si può anche affittare in self drive un 4×4 a cifre fra i 90 e i 120$ al giorno.

Costa certamente meno di un taxi ma aggiungendo i carburanti la differenza scende.

Inoltre se non siete mai stati in alta quota vi sconsigliamo di guidare: se non siete acclimatati a sufficienza potreste non stare benissimo; e se non siete mai stati in alta quota non conoscete la reazione del vostro fisico all’altitudine (vedi qui per informazioni sul mal di montagna).

Non ci sono indicazioni ma con un navigatore e, se non avete connessione dati, le mappe offline di Google Maps non dovreste aver problemi.

Sul sito di Peruresponsabile potreste reperire dei contatti a tale scopo e altre utili informazioni, oltre a poter richiedere dei preventivi.

Il nostro tour di 2 giorni – Giorno 1

Siamo ad Arequipa, abbiamo dormito a La Casa de Sillar, un’antica casa tipica in Sillar bianco riconvertita per accogliere i turisti.

Sono le 7.30 quando il minivan da 16 posti con destinazione Chivay viene a prenderci in hotel.

Abbiamo acquistato tramite l’hotel di Puno il pacchetto più economico esistente verso il Canyon del Colca.

Questo pacchetto, operato da Colonial Tour, è comprensivo di tutti i pasti, dei trasporti e di un hostal basico (La Estancia).

Dopo la prima tappa bagno poco fuori da Arequipa, la guida espone il programma della giornata, che comprende le terme al nostro arrivo a Chivay.

Fornisce anche spiegazioni molto dettagliate sui vulcani che ci circondano, raccontando la storia della dodicenne Juanita, probabilmente un sacrificio agli dei della montagna, trovata sul Nevado Ampato in perfetto stato di conservazione.

Attraversiamo la zona della Riserva di Salinas y Aguada Blanca facendo conoscenza con le prime vigogne selvatiche, così aggraziate e affusolate nel loro manto rossiccio, e le cime dei vulcani circostanti in particolare Misti, Chachani, Nevado Ampato e Sabancaya.

Vigogne selvatiche e sullo sfondo il vulcano El Misti
Vigogne selvatiche e sullo sfondo il vulcano El Misti
Vigogne selvatiche
Vigogne selvatiche

Visto che fra breve raggiungeremo il punto più alto del nostro tour, Il Paso de Patopampa, il Mirador de los Volcanes a 4910 metri, la guida propone di masticare delle foglie di coca.

Le foglie di coca

Mostra le foglie di coca e spiega che nella foglia c’è solo lo 0,7% di cocaina, e quindi occorrono tonnellate di foglie per farne pochi grammi.

L’infuso delle foglie, o maté, è solo lievemente stimolante, non di più di tè e caffè, e spiega come arrotolare le foglie con un catalizzatore per succhiarle lentamente in bocca.

Spiega che hanno il potere di dare maggiore resistenza e ridurre la fame e la sete.

Noi preferiamo non provare, ma non ci facciamo mancare un buon matè: prima della salita si sosta infatti a Patahuasi per una sosta bagno e shopping e un buon infuso di coca in compagnia di dolcissimi alpaca, non ce lo facciamo ripetere.

Il nostro infuso è di 3 erbe: coca, muña e chachacoma, delizioso.

tazza di maté di coca

La lana di alpaca

La lana di alpaca è una fibra pregiata, nota per la sua leggerezza, le sue proprietà termiche e la sua setosità.

Ha 22 colori naturali ed è una fibra sempre più ricercata e apprezzata.

In effetti rispetto alla lana di pecora è tre volte più resistente e sette più calda e secondo alcuni è anche migliore del cachemire.

Scopriamo che ci sono 3 qualità di lana di alpaca: quella normale, la baby alpaca (che non dipende dall’età dell’animale ma dalle caratteristiche del vello!) e la royal alpaca, molto molto preziosa e costosa.

L'alpaca
L’alpaca

Il Paso de Patopampa

La salita adesso si fa leggermente più ripida, ma comunque buona per l’acclimatamento.

In un’oretta circa, accompagnata dall’app Altimeter sul mio cell che mostra l’altitudine che aumenta sempre di più, raggiungiamo finalmente il Paso de Patopampa, il Mirador de los Volcanes, a 4910 m. Scendiamo dal minivan con molta calma, perché all’inizio la testa un pochino gira, ma appena respirata a pieni polmoni l’aria freschina stiamo meglio.

La sensazione è particolare, il leggero stordimento che proviamo è emozionante, non abbiamo mai raggiunto altitudini simili, e la curiosità su come avrebbero reagito i nostri fisici era grande. 

Poi ci rendiamo conto che improvvisamente pantaloni e maglietta sembrano stringere tantissimo, ma è il nostro corpo che si dilata per effetto della ridotta pressione.

Il Paso de Patopampa a 4910 metri di quota
Il Paso de Patopampa a 4910 metri di quota

Il panorama da qui è davvero bellissimo, siamo circondati da vulcani, ci fa una certa impressione. 

Una volta risaliti inizia una discesa abbastanza ripida verso Chivay a cui arriviamo in circa mezzora.

Prima però ci fermiamo qualche minuto ad ammirare il panorama, fare qualche acquisto alle bancarelle sulla strada e soprattutto fare un servizio fotografico ad una piccola alpaca stupenda e troppo coccolosa, un vero peluche.

Bancarelle con vista su Chivay in lontananza
Bancarelle con vista su Chivay in lontananza
alpaca e uomini
musetto di alpaca

Chivay

Arrivati a Chivay si paga il boleto di accesso al Colca e la guida ci conduce all’ottimo ristorante a buffet Qhapaq Nan.

Rimane incredulo quando gli diciamo che il nostro pranzo è compreso, diversamente da tutti gli altri partecipanti.

Per fortuna abbiamo le mail di conferma del tour operator.

Chivay si trova a 3600 m di altitudine, così decidiamo di mangiare leggero per non appesantirci, ma la cucina peruviana è davvero buona ed è difficile attenersi ai buoni propositi.

Dopo il pranzo veniamo accompagnati ai rispettivi hotel, con l’indicazione che verranno a prenderci alle 15.30 per andare a La Calera, ma noi abbiamo altro in mente, quindi gli diciamo che non saremo dei loro e che ci vediamo a cena, dove?

La guida, fra l’incredulo e il divertito da questi turisti alternativi ci dà il nome del ristorante e ci lascia senza opporre resistenza.

Entriamo nel nostro Hostal La Estancia e prendiamo possesso della camera che ci assegnano al primo piano.

Camera assolutamente basica ma con acqua calda e con 3 buoni materassi e soprattutto sembra pulita, meno male.

Tempo di organizzarci, prendere costumi e asciugamani e usciamo subito alla ricerca di un wifi per sbrigare un paio di cose.

Ci indicano l’Aromas Caffee sulla piazza, al momento purtroppo transennata per dei lavori sulle tubazioni, peccato, era carina.

A qualche quadra di distanza troviamo poi dei colectivos e per 1 sol uno di loro ci porta alla partenza della Zip Line che si trova poco dopo la Calera. 

La Zip Line

Una ragazza ci accoglie e ci mostra brevemente le 3 opzioni di percorso, ma noi abbiamo giusto un’oretta di tempo e soprattutto non possiamo camminare o scalare troppo.

Quindi decidiamo di fare giusto il livello 1.

È davvero un peccato perché i livelli 2 e 3 sono più alti e sicuramente più divertenti (il livello 3 poi è proprio dalla cima della montagna e sbaviamo guardando altri che stanno scalando), ma la mia tendinite achillea non permetterebbe di più.

Occorre salire di molto e forse meglio non stancarsi troppo il primo giorno a quest’altezza.

Imbragati a dovere ci lanciamo quindi attraverso la valle, molto divertente.

uomo sulla zip line in mezzo agli alberi

La Calera

Adesso tocca alle terme.

Facciamo la breve discesa fino all’ingresso, paghiamo l’entrata e ci dirigiamo verso quella che ci dicono essere la vasca all’aperto più calda

La pulizia è buona, ci sono bagni, docce e spogliatoi, ci mettiamo il costume e siamo pronti per immergerci.

Il massimo che consigliano di stare immersi sono 45 minuti, ma noi facciamo fuori e dentro col busto perché l’acqua è davvero caldissima e dopo un po’ provoca un senso di costrizione.

Il panorama è davvero splendido sulle montagne, in 20 minuti il sole va dietro alle montagne e la temperatura esterna si abbassa davvero in fretta, quindi è davvero una goduria stare immersi.

In realtà io sono molto freddolosa quindi sono sinceramente un po’ preoccupata all’idea di dover uscire dall’acqua con questo freddo ma per ora non pensiamoci.

I nostri 45 minuti scadono quando ormai è tutto totalmente buio.

Già tremo all’idea di dover uscire dalla vasca bollente, ma in realtà non incontro nessun tipo di problema, sono abbastanza calda quindi, passata sotto la doccia calda, mi asciugo e mi rivesto senza neanche aver freddo, pensavo molto peggio.

La vasca più calda di La Calera
La vasca più calda di La Calera

All’uscita ci facciamo riportare a Chivay da un altro colectivo.

Abbiamo ancora 1 ora per tornare in hotel, vestirci a strati con tutto quello che abbiamo e uscire per la cena al ristorante peña show El Horno.

El Horno si trova a pochi minuti a piedi dal nostro hostal. Tutto qui è a portata di mano.

L’appuntamento è per le 19 ma siamo largamente in anticipo, così ci dirigiamo prima all’hotel Casa Andina per avere informazioni sull’Osservatorio Astronomico.

Ci sono 2 turni, la visita in spagnolo alle 19 e la visita in inglese alle 20.30 per una cifra davvero modica e non è necessario prenotare ma meglio arrivare una quindicina di minuti prima dell’inizio della visita. 

La cena con balli tipici andini

Torniamo verso El Horno, entriamo e non c’è ancora nessuno, così ci sediamo nello spazio antistante la cucina dove mio marito guarda la partita di Coppa America dalla tv che è lì insieme a qualche peruviano. 

Poco dopo cominciano ad arrivare i turisti, alle 19.15 arriva anche la nostra guida con il gruppo dimezzato: una coppia sta molto male ed è rimasta in camera e anche il marito della seconda coppia è rimasto in camera perché sta male e la moglie sta così così.

Certo, penso io, sono arrivati ad Arequipa il giorno prima direttamente in volo da Lima, non hanno avuto tempo per acclimatarsi.

Il locale è pieno, ordiniamo mentre sta iniziando il peña show andino: il gruppo che suona è molto bravo, i 2 ballerini anche e soprattutto hanno molto fiato.

Peña show a El Horno
Peña show a El Horno

Purtroppo l’attesa per i piatti del nostro menù turistico (sopa de quinoa y trucha a la plancha) è davvero estenuante.

Riusciamo al pelo a trangugiare la cena, salutiamo tutti e usciamo di corsissima per il nostro appuntamento astronomico. Cena deludente nonostante lo spettacolo piacevole, ma almeno non abbiamo tirato fuori neanche un sol perchè anche questo pasto era compreso!

Arriviamo al Casa Andina al pelo alle 20.30, trafelati, paghiamo e scopriamo di essere gli unici partecipanti al tour di questa sera, che fortunissima!

In effetti il freddo è già molto pungente (e io ho un piumino!) e forse ha scoraggiato altri, oppure stanno ancora cenando al peña show.

Appuntamento con le stelle

Arriva una ragazza e ci accompagna in una sala circolare col tetto rotondo.

Sul soffitto bianco viene proiettata nel buio la mappa del cielo, che viene da lei girata in modo da poter vedere proprio il cielo di quel momento e delle ore a seguire, è così affascinante! 

Inizia la lezione sulle costellazioni.

Mostra come riconoscere la Cruz del Sur, all’interno della costellazione del Centauro, partendo dalle luminosissime Alfa e Beta Centauri.

Poi spiega come risalire ai punti cardinali da essa: per primo il polo sud, per il quale si allunga il braccio lungo della croce verso l’orizzonte di almeno 5 volte.

Identifica le posizioni dei pianeti al momento visibili nel cielo, Giove, Marte e Saturno, che godono di luce riflessa e quindi si distinguono dalle stelle per il loro non luccichio.

Successivamente usciamo sotto il cielo stellato: per fortuna è sereno, la “nube” della Via Lattea si vede ad occhio nudo.

La ragazza, con un puntatore molto potente, indica ora sul cielo quanto mostrato all’interno.

Ma il bello deve ancora venire, saliamo al piano di sopra della sala circolare e ci troviamo al cospetto di un vero telescopio! 

Il telescopio

telescopio nero

Non ne ho mai visto uno così da vicino e sono molto emozionata, quasi non sento neanche il freddo terribile che ci sta congelando!

La nostra astronoma punta il telescopio verso Marte e a turno vi guardiamo dentro anche se dopo pochi secondi è da riposizionare.

Fa lo stesso con Giove, ma quando invece punta su Saturno la meraviglia è al massimo: stupendo coi suoi anelli.

Io sono letteralmente folgorata

Successivamente punta il telescopio verso una nube bianca: dal mirino si distinguono le piccole stelle tutte vicine, bellissimo.

Ancora con la meraviglia negli occhi ci rendiamo conto che stiamo tremando, ma di freddo o di emozione?

Purtroppo la visita è finita, sono le 21.30, dopo aver ringraziato ed elargito mancia per la bellissima esperienza “privata” ci affrettiamo verso il nostro hostal poco distante. 

La camera è freddissima e in fretta ci mettiamo sotto le coperte.

Il nostro tour di 2 giorni – Giorno 2

Appuntamento alle 6.30 per l’atteso momento coi condor.

Yanque

Saliti sul minivan con qualche passeggero in più di ieri, la nostra prima tappa è Yanque per una mezzoretta in Plaza de Armas. 

Qui, a un lato della piazza, delle donne attendono coi loro animali per le caratteristiche foto (a pagamento).

signora con con Lama (dicono che non sputa)
Foto con Lama (dicono che non sputa)

Alla fine mi faccio tentare da un falchetto: si lascia accarezzare tranquillamente, le sue penne sono molto morbide, ha degli occhi bellissimi ed è molto docile. 

falco su ragazza
Falco peruviano
Falco peruviano

Passata Yanque, mentre la guida illustra i popoli che abitavano originariamente questa zona, i Cabanas e i Collaguas, cominciamo ad ammirare la vallata di questo immenso Canyon seduti sul lato destro del van. 

terrazzamenti nella vallata

Il Canyon

La vista spazia, la nebbiolina mattutina riscaldata dal sole si alza e rivela ai nostri occhi un panorama fatto di terrazzamenti di tutti i toni del verde. Ancora oggi questi terrazzamenti sono usati per l’agricoltura. Qui il Rio Colca è ancora visibile dalla strada.

terrazzamenti nella vallata
Terrazzamenti prima della parte più profonda del Canyon
Terrazzamenti prima della parte più profonda del Canyon

Bancarelle e venditori ambulanti propongono souvenir, io sono più interessata a coccolare i cuccioli di alpaca e lama.

Bancarelle sulla strada per la Cruz del Condor
Bancarelle sulla strada per la Cruz del Condor

La Cruz del Condor

In breve arriviamo finalmente alla nostra destinazione finale, la Cruz del Condor.

È proprio in questo punto del canyon che i condor sfruttano le correnti ascensionali.

Le correnti ascensionali si formano fra le 8 e le 10 a causa della differenza di temperatura fra la vetta più fresca e la valle calda e soleggiata. I condor planano così all’interno del Canyon, senza mai sbattere le ali.

Ma non è del tutto scontato.

Siamo fortunati perché la giornata è stupenda e quindi avremo maggiori probabilità. 

Li vediamo appollaiati su un affioramento della roccia dalla zona più alta del punto panoramico.

Scendiamo più in basso nelle terrazze di destra e rimaniamo in attesa almeno 40 minuti insieme a 200 altre persone. Quindi anche venendo da soli non potete sbagliarvi.

Condor appollaiati sugli anfratti all'interno del Canyon in attesa delle correnti ascensionali
Condor appollaiati sugli anfratti all’interno del Canyon in attesa delle correnti ascensionali

I Condor

Un condor può pesare anche 12 kg, avere un’apertura alare di 3 metri e può planare all’infinito sfruttando le correnti senza mai sbattere le ali.

I condor adulti sono neri e bianchi, mentre quelli giovani hanno ancora il piumaggio marroncino.

Ad un certo punto lo spettacolo inizia. I condor iniziano a volteggiare nella parte bassa del canyon, poi si posano e poi iniziano a salire un po’ di più percorrendo il “corridoio” del canyon. 

Li avevamo già visti a Cuba, sopra Trinidad, ma qui sono almeno una decina e offrono un bellissimo spettacolo con le loro ali dalle estremità che puntano verso l’alto, per ottimizzare la spinta dell’aria.

Condor adulto si libra nell'aria
Condor adulto
Condor giovane
Condor giovane

Quando il sole inizia a farsi caldo siamo costretti a spogliarci letteralmente di tutti i vari strati che abbiamo addosso fino a rimanere in maglia termica, che sbalzo di temperatura!

Avevamo un paio d’ore per questo avvistamento.

Tornando al van ci facciamo tentare da una signora seduta a terra che prepara panini al momento con formaggio, avocado e pomodoro per 2 soles, buonissimi. 

donna prepara un panino con avocado in strada
donna prepara un panino con avocado in strada

Maca

Risaliti sul van con i compagni di percorso che ci danno dei pazzi a mangiare cose trovate per strada (ma non avremo conseguenze), facciamo ancora un paio di fermate, dopodiché ci fermiamo a Maca, dove c’è un allegro mercato e una bella chiesetta.

La deliziosa chiesetta di Maca
La deliziosa chiesetta di Maca

Io non posso ovviamente non essere tentata da una bellissima piccola alpaca da tenere in braccio.

Sembra un peluche, è dolcissima.

Un pelo morbidissimo e bianco candido, niente da fare mi sono innamorata delle piccole alpaca!

alpaca in braccio
alpaca prende il latte dal biberon

Ritorno verso Puno

Tornati a Chivay, altro pranzo a buffet (compreso), 2 chiacchiere coi nostri compagni di viaggio: una coppia ancora non sta bene e rimarrà digiuna, e si risale sul van verso Arequipa.

Trenta minuti di strada fino al Mirador de los Volcanes con la stessa sensazione di stordimento del giorno prima e proseguiamo fino all’area di sosta di Patahuasi, dove noi scenderemo per prendere un altro pullman, il 4M Express, per raggiungere invece Puno, a 3800 m di altitudine.

Ci metteremo quasi 7 ore a raggiungere Puno passando anche per Juliaca. Decisamente un trasferimento pesante, se lo paragoniamo ai bellissimi Cruz del Sur. 

La nostra prossima destinazione, il Lago Titicaca, è un’altra chicca del Perù da non perdere, ma sarà per un altro articolo.


Vedi anche: Il Lago Titicaca: come visitare Amantaní e Taquile, anche fai da te

Vedi anche: Itinerario in Perù in 2 settimane in fai da te